martedì 13 maggio 2014

"SUOR ANGELICA" 2004

- Suor Angelica e rarità musicali Pucciniane -


Suor Angelica è un'opera lirica in un atto di Giacomo Puccini, su libretto di Giovacchino Forzano.

AUDITORIUM VERDI, MILANO

Aprile Maggio 2004


Suor Dolcina: SCILLA CRISTIANO
Suor Angelica: Chiara Taigi
La Zia Principessa: Annamaria Chiuri
La Badessa: Enkelejda Shkosa
La Suora Zelatrice: Diana Bertini
La Maestra Delle Novizie: Anna Luce Menichetti
Suor Genovieffa: Nicoletta Zanini
Suor Osmina: Lydia Easley
La Suora Infermiera: Diana Bertini
Una Novizia: SCILLA CRISTIANO
Due Suore Cercatrici: Lydia Easley, Suzuki Kaoru
Due Converse SCILLA CRISTIANO, Lydia Easley

Coro Delle Voci Bianche:  I Piccoli Musici
Direttore:  Mario Mora

Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi
Maestro del Coro  Romano Gandolfi
Direttore e Concertatore Riccardo Chailly
Il 30 aprile, il 2,4 e 6 maggio 2004 è andata in scena l'opera di Puccini Suor Angelica all'Auditoriom Verdi di Milano.
L’opera in un atto Suor Angelica è il quadro centrale del cosiddetto Trittico pucciniano. Subito dopo aver finito la composizione del Tabarro nel 1917, Puccini aveva cercato un soggetto adatto per continuare nell’impresa che infine trovò nella proposta da Giovacchino Forzano, autore anche del libretto del terzo pannello Gianni Schicchi. La prima rappresentazione ebbe luogo al Metropolitan di New York, nel dicembre del 1918, cui seguì, con due mesi di ritardo, la prima romana nel gennaio del 1919. Se il successo dell’atto fiorentino fu notevole, la vicenda di Suor Angelica in America non fu accolta con lo stesso entusiasmo ed ebbe anche in seguito qualche difficoltà di entrare nel repertorio dei teatri.

Atto unico
Trama:
L'azione si svolge verso la fine del XVII secolo, tra le mura di un monastero nei dintorni di Siena.
Da sette anni Suor Angelica, di famiglia aristocratica, ha forzatamente abbracciato la vita monastica per scontare un peccato d'amore. Durante questo lungo periodo non ha saputo più nulla del bambino nato da quell'amore, che le era stato strappato a forza subito dopo la nascita.


L'attesa sembra finalmente terminata: nel parlatorio del monastero Angelica è attesa a colloquio dalla zia principessa. Ma la vecchia signora, algida e distante, non è venuta a concederle il sospirato perdono, bensì a chiederle un formale atto di rinuncia alla sua quota del patrimonio familiare, allo scopo di costituire la dote per la sorella minore Anna Viola, prossima ad andare sposa. Il ricordo di eventi lontani ma mai cancellati dalla memoria e la possibilità di avvicinare una persona di famiglia spingono Angelica a chiedere con insistenza notizie del bambino.
Ma con implacabile freddezza la zia le annuncia che da oltre due anni il piccolo è morto, consumato da una grave malattia. Allo strazio della madre, caduta di schianto a terra, la vecchia non sa porgere altro conforto che una muta preghiera. Il pianto di Angelica continua, soffocato e straziante, anche dopo che la zia, ottenuta la firma, si allontana. Nel suo animo si fa strada l'idea folle e disperata di raggiungere il bambino nella morte per unirsi a lui per sempre. È scesa intanto la notte e Suor Angelica, non vista, si reca nell'orto del monastero: raccoglie alcune erbe velenose e con esse prepara una bevanda mortale.
D'improvviso, dopo aver bevuto pochi sorsi del distillato, Angelica è assalita da un angoscioso terrore: conscia di essere caduta in peccato mortale, si rivolge alla Vergine chiedendole un segno di grazia. E avviene il miracolo: la Madonna appare sulla soglia della chiesetta e, con gesto materno, sospinge il bambino fra le braccia protese della morente.


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