lunedì 10 febbraio 2014

"UN BALLO IN MASCHERA" 2011

- Un ballo in maschera -

Un ballo in maschera è un'opera di Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Somma, a sua volta tratto dal libretto di Eugène Scribe per Daniel Auber "Gustave III, ou Le Bal masqué" (1833).

Teatro Rossini Lugo (RA)
Novembre 2011

Riccardo: Giorgio Casciarri
Renato: Mauro Augustini
Oscar: SCILLA CRISTIANO
Amelia: Raffaella Battistini
Ulrica: Cristina Guarino
Silvano: Gianluca Monti
Samuel: Luca Gallo
Tom: Antonio Mariani


Direttore: Fabrizio Milani
Regia: Francesco Fiori


Atto primo- Il Conte Riccardo è il saggio e illuminato governatore della colonia inglese di Boston, sotto il regno di Carlo II. Un piccolo gruppo di congiurati, guidati da Samuel e Tom, sta tramando contro di lui. Riccardo ama – segretamente corrisposto – Amelia, moglie del creolo Renato, suo segretario ed amico carissimo.
Un giudice chiede a Riccardo di firmare l'atto di condanna all'esilio della maga Ulrica, ma il governatore per burlarsi di lei preferisce conoscerla di persona. Si reca quindi travestito da pescatore nel suo antro, accompagnato da Oscar (SCILLA CRISTIANO) - il giovane paggio che gli sta sempre accanto - e da un gruppo di amici, chiedendole di predirgli il futuro. La profezia è infausta: tra breve egli sarà ucciso da un amico che sarà anche la prima persona che gli stringerà la mano, cosa che tra i presenti nessuna osa fare. L'arrivo di Renato e la sua amichevole stretta di mano sembrano tuttavia fugare ogni timore.
Nel frattempo anche Amelia, divisa fra l'amore e il dovere coniugale, si reca nell'abituro della maga e, senza sapere che Riccardo la sta ascoltando, le chiede una pozione che le renda la pace perduta. Ulrica le consiglia di recarsi a mezzanotte in un campo malfamato nei dintorni di un cimitero, dove potrà raccogliere un'erba magica.
Atto secondo - È notte. Riccardo raggiunge Amelia nel campo solitario e, durante un colloquio serrato, le strappa la confessione del suo amore. La passione sta per travolgere i due innamorati, quando di lontano si vede sopraggiungere Renato, sulle tracce dei congiurati che stanno per tendere un agguato al Conte. Renato non riconosce la moglie, che si è coperta il volto con un velo, ed esorta l'amico a fuggire. Riccardo accetta dopo aver ottenuto da Renato la solenne promessa che riaccompagnerà la donna velata fino alle porte della città, senza mai rivolgerle la parola.
Sopraggiungono i congiurati che, delusi nel trovare il segretario in luogo del governatore, vogliono almeno scoprire il volto della misteriosa donna. Renato si oppone, mettendo la mano alla spada, e Amelia, frapponendosi per evitare il duello, lascia cadere il velo. La vista della moglie lascia Renato di sasso e desta l'ilarità nei congiurati, che scherzano pesantemente sulla situazione. Renato decide di convocarli nella sua casa per allearsi con loro. Quindi – senza più rivolgerle lo sguardo – riconduce Amelia in città.
Atto terzo - È il nuovo giorno. Renato è deciso ad uccidere Amelia e lei gli chiede per pietà materna di concederle solo di salutare il suo amato figlio. Renato glielo accorda, ma nel suo fremente animo sopraggiunge il pensiero che non è il sangue della sua sposa a dover scorrere. Sopraggiungono Samuel e Tom e Renato si accorda con loro per uccidere il Conte. Obbliga quindi Amelia ad estrarre da un'urna il nome dell'assassino, e la donna, sconvolta, estrae proprio quello del marito. Giunge Oscar recando l'invito ad un ballo in maschera «splendidissimo» che si terrà nel palazzo del Conte.
Riccardo, ormai deciso a rinunciare al suo amore impossibile, firma l'ordine di rimpatrio in Inghilterra per Amelia e Renato, prima di recarsi alla festa. Con un'astuzia Renato riesce a farsi descrivere da Oscar il costume del governatore e, proprio mentre Amelia sta scambiando l'ultimo addio con l'uomo amato scongiurandolo di fuggire via, Renato gli si avvicina mascherato e lo trafigge con un pugnale. Riccardo muore fra la disperazione dei suoi sudditi, dopo aver ribadito di fronte a tutti l'innocenza di Amelia e perdonato magnanimamente il suo assassino.


“Deliziosa è l’immagine che la giovane Scilla Cristiano fa del paggio Oscar, sfoggiando un canto vibrante e brioso ed elegante, senza alcuna smanceria.” (Claudia Mambelli – L’Opera, Febbraio 2012)

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